Alla fine
dell'Ottocento l'Italia, unita da poco più di vent'anni, lanciò la prima
Biennale d'arte contemporanea a Venezia, diventata la più importante del mondo.
Un gesto coraggioso che non ebbe seguito: all'alba del XXI secolo, il nostro
Paese non possiede un grande museo degno di competere con la Tate Modern, il
Moma o il Pompidou; non è riuscito a sostenere la carriera dei migliori artisti
italiani delle ultime generazioni, e sembra riconoscere fama e prestigio solo
all'arte del passato. Come mai l'Italia odia l'arte contemporanea? È a causa
del peso del nostro patrimonio artistico o ci sono altre ragioni? Perché non
sappiamo promuovere i nostri giovani talenti sulla scena internazionale? Come
mai non abbiamo una grande collezione nazionale dedicata all'arte di oggi?
Partendo da queste domande, il libro di Pratesi suggerisce alcune direzioni per
individuare, in Italia, un nuovo rapporto con l'arte del nostro tempo.
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