venerdì 30 marzo 2018

Novità in libreria - Il fornaio di Lorenzo Giroffi (Jouvence)


Boxe clandestina, guerra in prima linea e traffici illegali: tutto attraverso gli occhi di un fornaio. Maksim, figlio di una famiglia dell'est, è cresciuto a Palermo tra i pericoli della periferia e la guida del cugino Sergey, che è stato l'unico a credere nei suoi ideali rivoluzionari adolescenziali. Mosso da questi stessi ideali, Sergey si arruola tra i miliziani del Donbass e sparisce. Così inizia il viaggio ostile e gelido di Maksim, tra posti di blocco, sbronze, arresti, paesi devastati, una prima linea dura da digerire, bombardamenti, fame e delusioni. Ma di Sergey non c'è l'ombra. Alcuni indizi portano Maksim a Parigi, proprio durante gli attentati terroristici che scuotono la Francia, ed è lì che incontra nuovamente la boxe del suo passato e trova delle lettere di Sergey. Gli ultimi indizi portano Maksim in Burkina Faso, per trovare un'altra rivoluzione e, con essa, altre delusioni. Tra martiri e traffici clandestini Maksim giunge alla distruzione definitiva della figura di Sergey, in un incontro che sarà il crepuscolo di tutti gli ideali di quello che si riteneva solo un fornaio.

giovedì 29 marzo 2018

Novità in libreria - La scomparsa di Josef Mengele di Olivier Guez. Traduttore: M. Botto (Neri Pozza)


Buenos Aires, giugno 1949. Nella gigantesca sala della dogana argentina una discreta fetta di Europa in esilio attende di passare il controllo. Sono emigranti, trasandati o vestiti con eleganza, appena sbarcati dai bastimenti dopo una traversata di tre settimane. Tra loro, un uomo che tiene ben strette due valigie e squadra con cura la lunga fila di espatriati. Al doganiere l’uomo mostra un documento di viaggio della Croce Rossa internazionale: Helmut Gregor, altezza 1,74, occhi castano verdi, nato il 6 agosto 1911 a Termeno, o Tramin in tedesco, comune altoatesino, cittadino di nazionalità italiana, cattolico, professione meccanico. Il doganiere ispeziona i bagagli, poi si acciglia di fronte al contenuto della valigia piú piccola: siringhe, quaderni di appunti e di schizzi anatomici, campioni di sangue, vetrini di cellule. Strano, per un meccanico. Chiama il medico di porto, che accorre prontamente. Il meccanico dice di essere un biologo dilettante e il medico, che ha voglia di andare a pranzo, fa cenno al doganiere che può lasciarlo passare. Cosí l’uomo raggiunge il suo santuario argentino, dove lo attendono anni lontanissimi dalla sua vita passata. L’uomo era, infatti, un ingegnere della razza. In una città proibita dall’acre odore di carni e capelli bruciati, circolava un tempo agghindato come un dandy: stivali, guanti, uniforme impeccabili, berretto leggermente inclinato. Con un cenno del frustino sanciva la sorte delle sue vittime, a sinistra la morte immediata, le camere a gas, a destra la morte lenta, i lavori forzati o il suo laboratorio, dove disponeva di uno zoo di bambini cavie per indagare i segreti della gemellarità, produrre superuomini e difendere la razza ariana. Scrupoloso alchimista dell’uomo nuovo, si aspettava, dopo la guerra, di avere una formidabile carriera e la riconoscenza del Reich vittorioso, poiché era… l’angelo della morte, il dottor Josef Mengele.

Novità in libreria - Booktrailer | "L'uomo del virus" di Federico Petronio

lunedì 26 marzo 2018

Vieste accoglie in un caloroso abbraccio i poeti dialettali. Intervento di Stefano D’Almo
















Sapete come si richiama un gatto a Vico del Gargano? “Musc-musc!”E un cane? “Ciù-ciù, te qua!” Come si ottiene l’attenzione di un maiale? “Nfr-nfr!” E per fare bere un mulo, come si fa? Fischiare: “fif fif fif”, un richiamo che suona straniero però a pecore e capre, cui bisogna rivolgersi con un più familiare “zri zri zri”. Su questa Arca di Noè che è la poesia vernacolare ce n’è per tutti, animali ed esseri umani.  Se dovete chiamare uno sconosciuto infatti, a Vico è d’obbligo dirgli “jò”, se volete che si muova, allora è più indicato un “me!”, ma se le cose non prendono la piega desiderata, allora non resta che uno sconsolato “meeeeeee!” (mi raccomando, almeno sette “e”).

E’ un piccolo saggio dalla manifestazione “E‘ l’ora della poesia, era ora!” che ha portato sulla scena e rimesso agli onori del mondo la poesia vernacolare, quella dove risplende la magia della parola, evocativa, sapida e antica quanto può esserlo una sorgente di acqua limpida che sgorga dalle rocce dopo aver attraversato montagne e strati geologici di profondità. Lo show della poesia dialettale, da cui ho selezionato più sopra alcune suggestive sonorità vichesi, ma che si è arricchito dei contributi originali, evocativi e a volte ironici di tutto il territorio Dauno, ha avuto luogo lo scorso 11 marzo a Vieste, a cura della locale sezione della Lega Navale che ne ha varato la prima edizione sei anni fa. Manco a dirlo, tra lo scetticismo generale e quasi per gioco. E di questo è giusto rendere merito ai due soci del sodalizio viestano Saverio Sciancalepore e Raffaele Pennelli, ideatori dell’evento culturale che è ormai diventato un appuntamento tradizionale, capace di richiamare nella splendida località garganica poeti del promontorio, ma anche trans-frontalieri, e un pubblico che di anno in anno si fa più numeroso e appassionato.

Ma com’è possibile, viene da chiedersi, che in un mondo dominato dall’immagine, dagli effetti speciali, dai social networks, dalla comunicazione urlata e dalla volgarità esibita, vi possa essere ancora spazio per una forma d’arte e, soprattutto di espressione così intimista, qual è la poesia? La risposta può sembrare paradossale, ma non più di tanto. “E’proprio perché viviamo in un mondo così” - suggerisce il poeta Raffaele Pennelli - “soggiogato dall’egotismo, dalla sete di potere e di denaro, lanciato in una corsa apparentemente inarrestabile verso un vuoto spinto e senza valori, che alcune persone sentono l’urgenza di lacerare il velo dell’indifferenza e del cinismo per superare il rumore di fondo che ci assorda, sussurrando parole semplici, ma capaci di dare voce all’anima”. A Saverio Sciancalepore, oltre co-organizzatore con Pennelli della manifestazione e poeta anch’egli, preme sottolineare la potenza della parola che si fa poesia e in particolare di quella dialettale “credo che la differenza fondamentale tra la poesia in lingua e quella vernacolare stia nell’immediatezza e nella freschezza della seconda, più viscerale, liberatoria, laddove la prima è mediata da sovrastrutture culturali che sono implicite in un mezzo espressivo appreso sui banchi di scuola e nei libri, non nella strada o nelle osterie”.

Tra i temi toccati dai poeti, ovviamente le bellezze dei luoghi, gli amori, la nostalgia di antichi mestieri o di  tradizioni quasi scomparse. Ma non mancano l’attenzione all’ambiente  “…Santa Madre Terra, selvaggio è l’uomo che ti sotterra…”: è un verso di stringente attualità, tratto da “Primavera” di Sciancalepore, oppure le note romanticamente  sognanti, come in “Sera” di Pennelli: “Quando giunge la sera, raccogli i diamanti che la luna depone sulle onde del mare. Donali a una sirena dagli occhi neri e profondi come una notte d’amore che non ha mai fine”.

Bisogna dire grazie a persone come Raffaele e Saverio, ma anche al vicepresidente della sezione di Vieste della Lega Navale, Francesco Aliota, all’assessora alla Cultura del Comune di Vieste, Grazia Starace, ai musicisti Attilio Caso e Pietro Santoro, che hanno fornito la colonna sonora alla serata, e a tutti coloro che hanno contribuito al successo di questi incontri, impegnandosi in modo disinteressato e con ammirevole determinazione. Grazie perché ci invitano a guardarci dentro, a soffermarci e a godere del momento presente in cui stiamo vivendo, a riflettere sulle cose che davvero contano e che si riassumono nel concetto di umanità.

Un nuovo appuntamento con l’arte dello scrivere in versi sarà nel prossimo mese di giugno. Un consiglio? Se potete, partecipate. Staccate la spina dal mondo, dalla rete, dalla televisione, dai social e rimettetevi in presa diretta col cuore.



Novità in libreria - I sette peccati capitali dell'economia italiana di Carlo Cottarelli (Feltrinelli)


Cosa blocca la crescita dell'economia italiana? I sette errori che ci impediscono di ripartire. «L’economia italiana è cresciuta poco negli ultimi vent’anni. Ha accelerato un po’ nel 2017, ma hanno accelerato anche tutti gli altri paesi. Se fosse una corsa ciclistica, sarebbe come rallegrarsi di andare più veloci senza accorgersi di avere iniziato un tratto in discesa. In realtà, anche in discesa il distacco dal gruppo sta aumentando.»
Perché l'economia italiana non riesce a ripartire? Secondo Carlo Cottarelli, la precarietà che ostacola la nostra ripresa economica non è legata a un destino che siamo costretti a subire. Deriva soprattutto da sette gravissimi errori che il sistema dell'economia italiana continua a commettere. Sono i peccati capitali dell'economia italiana: l'evasione fiscale, la corruzione, la troppa burocrazia, la lentezza della giustizia, il crollo demografico, l'incapacità di stare nell'euro, il divario tra Nord e Sud. Fino a oggi, l'evasione è sempre stata sottovalutata. Cottarelli dimostra che la lotta contro questa piaga troppo diffusa richiede una riforma strutturale, perché il fenomeno è molto più esteso di quanto siamo abituati a pensare. Un provvedimento capace di invertire la rotta, cominciando a recuperare una cifra che si avvicina ai 150 miliardi, aiuterebbe il paese a uscire da questa stagione di incertezza. Questa dispersione di capitale si combina con la macchina ipertrofica della burocrazia e con una giustizia troppo lenta, che scoraggiano gli investitori stranieri e ostacolano la creazione di nuovi posti di lavoro. Correggere questi errori è possibile. Dopo un'esperienza decennale da dirigente del Fondo monetario internazionale, Cottarelli torna in Italia per spiegare senza tecnicismi quali sono le strategie e le soluzioni che dobbiamo costruire per garantire un futuro alla nostra economia.

sabato 24 marzo 2018

Novità in libreria – L’ultimo canto di Eugenio Imbriani (Edizioni Esperidi)






















La vita di Giacomo, la sua poesia, i suoi pensieri, in una Napoli vitale e soffocante, oppressa dalla censura e puerilmente entusiasta del nuovo secolo, popolaresca e velleitaria: l’amicizia con il fido Antonio, l’incontro con un personaggio pittoresco, Donnalfonso, e i suoi figli; la malattia, il traboccare del sentimento, la giovinezza che se ne va; e, infine, sulle falde del Vesuvio, nel deserto della ginestra, la composizione dell’ultimo, durissimo canto.

Eugenio Imbriani è professore di Antropologia culturale presso l’Università del Salento (Lecce). Saggista, autore di numerose pubblicazioni, di tanto in tanto si misura con il racconto.

venerdì 23 marzo 2018

Novità in libreria – Ambrose di Fabio Carta (Scatole Parlanti)
























Controllore Ausiliario – CA – è uno dei pionieri ad aver sposato la causa della missione Nexus, la frontiera virtuale dove scrivere un nuovo e pacifico capitolo della storia umana. Ma durante la preparazione terapeutica, il suo corpo rimane vittima di danni irreparabili. Logorato dalle metastasi, è costretto a vivere in una speciale tuta eterodiretta da pazzi esaltati, che combattono una guerra in bilico tra realtà e spettacolo. Il suo destino è la morte, mentre un suo gemello elettronico continuerà a simulare la sua esistenza nel ciberspazio. L’infelicità di CA – figlio delle stelle, alieno agli usi terrestri – subisce uno stravolgimento con la comparsa di Ambrose. Un’entità che si presenta come una rosa stillante ambra, una irriverente voce che lo guida verso sviluppi imprevedibili. Come ribellarsi al proprio destino e scoprire cosa si cela realmente dietro i grandi cambiamenti ai quali l’umanità dovrà far fronte.

Fabio Carta, classe 1975, è appassionato di fantascienza e dei classici della letteratura. Laureato in Scienze Politiche con indirizzo storico, ha al suo attivo la saga fantascientifica Arma Infero, una serie che a oggi conta due romanzi (Il mastro di forgia, 2015 e I cieli di Muareb, 2016) e il racconto lungo Megalomachia (Delos Books, 2016), scritto unitamente alla finalista del premio “Urania 2016”, Emanuela Valentini. Ha inoltre partecipato con importanti firme della fantascienza italiana all’iniziativa benefica “Penny Steampunk” (2016), da cui è nato un volume di racconti fantastico-weird a cura di Roberto Cera.