Non c'è stato momento
in cui la forma breve non abbia accompagnato il fiume narrativo di Virginia
Woolf. Schizzi, immagini, prose da cui trarre un'intera poetica: in quel brusio
dell'essere, tappeto armonico per l'intera opera della scrittrice, i racconti
sembra abbiano fatto da accompagnamento ritmico. In parte pubblicati in vita,
in parte postumi, oppure custoditi in un quaderno, oggi costituiscono il
battito letterario di Oggetti solidi. Un libro della vita. Sia perché testimone
di un'intera biografia, sia perché eloquente di uno sguardo e di un orecchio
teso verso niente più, e nientemeno, che la vita stessa. Potrà sembrare
astratto, ma è bene coglierne la solidità nascosta. La potenza dei moti
d'animo, la forza delle passioni al di sotto di quel volo leggero che sembra
planare sopra un chiacchiericcio troppo mondano, come nei racconti della
«festa». Le escursioni in una lingua nuova, polifonica anche in seno alla
coscienza, che non fatica a far sentire il suo peso. E poi ovunque la gioia, e
il fardello, dell'immaginazione: animali che prendono vita su di un pezzo di
stoffa, case stregate o piene di tesori sorvegliati da pappagalli, diari colmi
di confessioni inascoltate, pensieri racchiusi in uno stagno e la creazione,
fra i tanti, di personaggi come Mrs Dalloway e Mrs Ramsay. Raccolti in
un'edizione impreziosita dalla curatela di Liliana Rampello, ognuno di questi
oggetti ricompone tutta la complessità di un respiro libero, sottile e colmo di
ironia, in un rinnovato classico della narrativa breve e non solo.
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