Ci sono giorni
nella storia che chiudono ogni progetto e ribaltano ogni prospettiva. Glauco
Maria Cantarella ne racconta alcuni, cruciali, in un affascinante affresco che
smonta molti luoghi comuni. Alarico muore all'improvviso, i Visigoti finiscono
per andare in Spagna e la storia della Spagna sarà quella che conosciamo.
Ottone III muore d'un tratto, il suo progetto di ridisegnare e circoscrivere il
Patrimonium Beati Petri finisce con lui e la storia sarà, sul lungo periodo,
quella dello Stato della Chiesa. Guglielmo II d'Altavilla muore di colpo e il
Regno di Sicilia finisce a Enrico VI di Svevia; ma anche Enrico VI muore
all'improvviso e il Regno passa sotto la tutela del papa prima di arrivare
nelle mani di Federico II; che a sua volta morirà bruscamente proprio alla
vigilia della sua vittoria sul papa. Quante aspettative sono finite nell'abisso
perché qualche evento inaspettato ha impedito che prendessero la piega
desiderata? Imprevisti e altre catastrofi tratta principalmente di storia
medievale, ma con qualche scorribanda nella storia precedente e successiva,
raccontando alcune circostanze che hanno impedito alla storia di essere diversa
da come è stata. Che ci piaccia o non ci piaccia, la storia è andata e sta
andando così come è andata e sta andando. Piaccia o non piaccia alla cosiddetta
storia controfattuale. La storia non si può scrivere per schemi: gli schemi
possono essere utili per inquadrare, cogliere analogie, proporre paradigmi di
interpretazione. Ma la storia è costituita di eventi, che sono concreti anche
se non possono essere colti nella loro fattualità. Un paradosso solo apparente:
questi fatti spesso sono «irrazionali », ma al tempo stesso sono razionali
benché abbiano avuto un'origine irrazionale: cosa c'è di più razionale e
prevedibile infatti della morte? E che cosa di più «irrazionale» che le morti
improvvise, impreviste, che troncano qualunque possibilità di sviluppi −
concreti − già programmati?
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