Poche volte come in
questo libro il dolore diventa carne viva e incandescente, racconto sincero di
un'esperienza che nasce autobiografica e si fa subito universale. Simona Vinci
si immerge nella propria paura e cerca un linguaggio per confessarla. L'ansia,
il panico, la depressione spesso restano muti: chi li vive si sente separato
dagli altri e incapace di chiedere aiuto. Ma è solo accettando di «rifugiarsi
nel mondo» e di condividere la propria esperienza che si sopravvive. La stanza
protetta dell'analista e quella del chirurgo estetico, che restituisce dignità
a un corpo di cui si ha vergogna, l'inquietudine della maternità, la rabbia
della giovinezza, fino allo strappo iniziale da cui forse tutto ha avuto
origine. Scavando dentro sé stessa, Simona Vinci ci dona uno specchio in cui
rifletterci. Si affida alle parole perché «le parole non mi hanno mai tradita».
Perché nella letteratura, quando la letteratura ha una voce cosí nitida e
intensa, tutti noi possiamo trovare salvezza. Simona Vinci ha vinto il Premio
Campiello 2016 con La prima verità. È cominciata con la paura. Paura delle
automobili. Paura dei treni. Paura delle luci troppo forti. Dei luoghi troppo
affollati, di quelli troppo vuoti, di quelli troppo chiusi e di quelli troppo
aperti. Paura dei cinema, dei supermercati, delle poste, delle banche. Paura
degli sconosciuti, paura dello sguardo degli altri, di ogni altro, paura del
contatto fisico, delle telefonate. Paura di corde, lacci, cinture, scale,
pozzi, coltelli. Paura di stare con gli altri e paura di restare da sola. Nel
posto in cui vivevo allora arrivava il richiamo lacerante dei piccoli rapaci
notturni nascosti tra i rami degli alberi. Di notte, l'inferno indossava la
maschera peggiore. Di notte, quando nelle case intorno si spegnevano tutte le
luci, tutte le voci, quando sulla strada il fruscio delle automobili e dei
camion si assottigliava.
Nessun commento:
Posta un commento