Vedere il problema
dell’immigrazione e dei conflitti dalla parte del clima. Una prospettiva
inedita. Quanto i cambiamenti climatici influiscono sulle migrazioni e sulle
crisi internazionali? Più il deserto avanza più le ondate migratorie aumentano.
Più cresce il pericolo di guerre. Un analista diplomatico (Grammenos
Mastrojeni) e un fisico del clima (Antonello Pasini) indicano la strada per
gestire cooperativamente il futuro che ci aspetta e che sarà segnato dalla
rivoluzione climatica già in atto. Continue ondate migratorie aprono scenari a
cui non eravamo preparati, e paiono il preludio a esodi di interi popoli. Le
aree dove questi sommovimenti si originano hanno tutte qualcosa in comune: il
clima che cambia, il deserto che avanza e che sottrae terreno alle colture
mettendo in ginocchio le economie locali. Clima e guerre, clima e terrorismo. È
difficile tracciare una precisa concatenazione di cause ed effetti fra il
riscaldamento globale e i singoli eventi che ci hanno traumatizzato
recentemente, ma una cosa è ormai certa: il clima che cambia contribuisce al
disagio e all’aumento della povertà di intere popolazioni, esposte più
facilmente ai richiami del terrorismo e del fanatismo. In tutto questo,
l’Italia è in prima linea: lo sanno bene a Lampedusa. Per questo un climatologo
e un diplomatico – così lontani, così vicini – hanno preso la penna giungendo
alle stesse conclusioni: se abbandoniamo i più poveri da soli alle prese col
cambiamento climatico, non solo facciamo finta di non capire ciò che ci
insegnano la moderna scienza del clima e l’analisi geopolitica – che siamo
tutti sulla stessa barca e che i problemi sono interconnessi e hanno una
dinamica globale –, ma lasciamo anche crescere un bubbone di conflittualità che
prima o poi raggiungerà pure noi; i primi migranti del clima lo sanno bene.
Prendere coscienza dei rischi di un clima impazzito può favorire un’operazione
di pace, integrazione e giustizia di portata inedita.
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