«Siamo tutti creature
meravigliose... ma ci sono persone che sanno brillare di luce propria, perché
hanno il coraggio di vivere con dignità e spesso con ironia la propria
condizione... resistendo molte volte a sguardi senza vita.» Ron
«Sono una microdonna,
alta un metro e una mentina, che ha bisogno di mostrarsi sempre un po'
incazzata con il mondo per dire la sua. Ma in fondo sono come una crème brûlée:
quando rompi la crosta, sotto c'è il morbido. Ho trentasei anni, e quando sono
nata nessuno ci avrebbe scommesso mille lire che ci sarei arrivata. Sono venuta
al mondo con una sindrome genetica molto rara: la Melnick Needles, che non è
una marca di siringhe ma un'osteodisplasia scheletrica che conta un centinaio
di casi in tutto il mondo. Uso la sedia a rotelle e di notte dormo abbracciata
a un ventilatore polmonare, ma rompo ancora le scatole in giro. Capirai,
dunque, che quando mi presento a qualcuno il taglio di capelli non è la prima
cosa che si nota.» Dalla sedia a rotelle, il suo punto di osservazione
«privilegiato», Marina vede e ascolta cose sulla disabilità impossibili da
immaginare per idiozia e insensibilità. Con una straordinaria ironia racconta
situazioni, comportamenti, battute del normodotato medio quando si relaziona
con il disabile per strada, al lavoro, negli uffici pubblici, al ristorante.
Convinta che ridere di qualcosa di brutto aiuti a liberarsi da stereotipi e
ipocrisie, Marina strappa tutte le etichette che spesso incolliamo su ciò che
ci spaventa o che non conosciamo, e spazza via con la sua penna cinica ed
esilarante tabù e preconcetti.
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