Una narrazione tragica. Desolata, assediata da
parole sbigottite, paradossalmente mute, eppure limpide, sempre consapevoli,
mai vane… Un mormorare tenuto in un lungo racconto. Come una confessione. Se
non ci fosse la fuga la nostalgia non avrebbe valore e il movimento di
cambiamento non troverebbe mèta. Un lungo flusso rievocativo attraversa le
pagine di questo Negroamaro, impasta l’andatura e il lettore è preso, altro non
può, solo continuare a leggere, rigo dopo rigo… tentando anche per lui un
“cambiamento”. Un’adesione d’immaginario quella che il viaggio crea in chi,
nella fuga, trova ristoro all’inquieto che lo abita. Un romanzo introspettivo,
un racconto commovente, una piccola fetta della coscienza di un uomo che “per
definizione è polverosa”.
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