Un uomo ipotizza cosa sarebbe stata la sua vita se
fosse stato diverso da sé. Se avesse fatto un lavoro diverso dal suo di
ingegnere. Se fosse stato di classi sociali diverse dalla sua. Formula cinque
ipotesi, cinque variazioni e le intreccia. Forse anche quella che lui crede
essere la sua vita reale è invece solo un'ipotesi come le altre. Chi sia Italo,
non lo sa. Facciamo che io ero. Un percorso in cinque variazioni sulla coppia,
oggi, in Italia, in questo disastro politico, economico e morale. Lo sforzo dei
protagonisti, in particolare degli Italo, i cinque Italo, che vedono riflessa,
forse proiettata accanto a sé, la propria "adeguata" Fernanda, di
volta in volta diversa, è quello di sopravvivere in un paese a rotoli, in crisi
totale di ideali, valori e prospettive. L'egoismo invece, è quello di lasciare
ad altri la battaglia per cambiare, magistrati, poliziotti, carabinieri o
bambini, comunque altri da sé. Loro, risolvono il problema nel semplice
privato. Cinque drammatici ed anche sarcastici percorsi che spaziano dal
profondamente concreto e attuale, all'onirico. L'autore prova a raccontare due
solitudini incolmabili. Incolmabili ed incolmate anche dall'affetto degli
animali che ciascuno si è scelto. L'ambiente è il Nomentano, villa Paganini
sebbene piccola e triste, autunnale anche d’estate, e non Villa Torlonia più
grande e quasi maestosa, perché il mondo dei protagonisti, piccolo e
circoscritto, volge con disincanto al tramonto
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