Accolto con clamore in
tutto il mondo, e cinquant'anni dopo "La banalità del male", questo
libro capovolge l'immagine di Eichmann e del nazismo data da Hannah Arendt. Il
gerarca nazista Adolf Eichmann, dopo la fine della seconda guerra mondiale,
fuggì in Argentina e lì visse nascosto finché non venne catturato dai servizi
segreti israeliani e portato a Gerusalemme per il celebre processo. Bettina Stangneth,
filosofa tedesca esperta di inganno e manipolazione, ne ha seguito le tracce
lasciate durante la sua latitanza, rintracciando i suoi nascondigli e portando
alla luce documenti segreti e dettagli inediti, svelando così le abili
macchinazioni con cui uno dei principali architetti della Shoah, che egli
riteneva "il suo capolavoro", definì se stesso "funzionario
d'ordine" e "piccolo ingranaggio nella macchina di annientamento
nazista". Stangneth dimostra che l'immagine di grigio burocrate, inetto e
poco intelligente, della quale si convinse Hannah Arendt, che così lo raccontò
a milioni di lettori, fu in realtà studiata a tavolino dallo stesso Eichmann,
abile manipolatore sociale che sperava in questo modo di aver salva la vita.
Non ci riuscì, ma riuscì - fino a oggi - a perpetrare un inganno ancora più
terribile: farci credere che il diavolo non esiste.
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