Alcuni incontri sono
stati fatali per Wim Wenders. Affinità artistiche, rapporti personali o
professionali lo hanno legato a grandi pittori come Edward Hopper, Andrew Wyeth
e, naturalmente, Cézanne; fotografi come Peter Lindbergh, James Nachtwey e
Barbara Klemm e registi come Ingmar Bergman, Michelangelo Antonioni, Anthony
Mann, Douglas Sirk, Samuel Fuller, Manoel de Oliveira e Yasujiro Ozu, o
personalità come Pina Bausch e lo stilista giapponese Yohij Yamamoto. "I
pixel di Cézanne" raccoglie i testi, in parte ancora inediti, scritti da
Wenders negli ultimi 25 anni su questi personaggi. Ma il filo rosso che unisce
le riflessioni del regista tedesco è il suo sguardo e l'inesauribile interesse
per "l'atto del vedere", in un rapporto indissolubile fra pensiero,
scrittura, arte visiva e cinema.
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