Maria Pia Ammirati, con
la sua lingua empatica e vitale, ha scattato un'istantanea feroce dell'Italia
di quel giorno
«Interrompiamo le
trasmissioni per una notizia appena giunta. Grave incidente, forse per lo
scoppio di una caldaia, alla stazione di Roma...» Augusto si chinò in avanti
con una strana smorfia in volto per alzare il volume dell'autoradio. «La
stazione di Roma?» gridò Matilde. I ragazzi fecero finalmente silenzio, mentre
il giornalista, dopo una breve pausa, ricominciava: «Scusate, la stazione di
Bologna. Lo scoppio è avvenuto alla stazione di Bologna alle 10.52». Questa
storia si svolge nell'arco di un'unica giornata: il 2 agosto del 1980. Il giorno
della strage di Bologna. Sono le otto di mattina, la periferia romana
sonnecchia nell'afa. I Di Giacomo stanno facendo gli ultimi preparativi prima
di partire per le vacanze. Matilde fa un veloce saluto a Marta, la vicina di
casa, e come sempre si ritrova a invidiare la sua famiglia allegra e numerosa e
il corpo procace esibito senza vergogna. Non può immaginare di essere a sua
volta invidiata da Marta, che spesso si sorprende a sognare una vita ordinata e
tranquilla come quella dell'amica. Soprattutto oggi, che ha scoperto di essere
di nuovo incinta e all'idea di ricominciare un'altra volta da capo si sente
male, con tutti i pensieri che le danno le sue figlie. Specialmente Gianna, che
studia lettere a Bologna e con lei ha sempre avuto un rapporto difficile. Alle
dieci passate, mentre Matilde e i suoi sono incolonnati nel traffico, Gianna,
da un'aula universitaria di Bologna, sente le sirene attraversare la città. Il
professore sospende la lezione, "è successo qualcosa alla stazione",
pare sia scoppiata una caldaia o una bombola di gas. Alla ragazza basta un
istante per capire che è sfuggita all'incidente per puro caso. I Di Giacomo
apprendono la notizia in macchina, alla radio. E, per uno scherzo del destino,
in quel momento anche la loro vita subirà uno strappo definitivo. Dalla
stazione si alza una colonna di fumo, gli autobus si improvvisano ambulanze, e
tra la folla cominciano a circolare le prime voci: "non può essere una
caldaia, è un disastro", "una bomba, un attentato". Sotto le
macerie sono in tanti, alcuni vengono estratti vivi. Tra loro c'è Marina,
vent'anni, fresca di assunzione alla contabilità. Ma, a differenza delle sue
colleghe Euridia, Rita, Mirella, Franca, Nilla e Katia, lei d'ora in avanti
dovrà imparare a sopportare il ruolo, "del tutto fortuito, della
sopravvissuta e della testimone". La sua, in mezzo alle tante storie
possibili di questo romanzo, è una storia vera. Maria Pia Ammirati, con la sua
lingua empatica e vitale, ha scattato un'istantanea feroce dell'Italia di quel
giorno. Ma Due mogli è anche una toccante riflessione sul ruolo che il caso e
il destino giocano nelle nostre vite, una partitura a più voci –
incredibilmente attuale – in cui le deflagrazioni della grande Storia si
sovrappongono al rumore sottile delle piccole storie di persone comuni.
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