Se questo magnifico
libro è rimasto praticamente inedito fino a oggi, è forse perché Singer esitava
a mettere sotto gli occhi dei lettori goy il «lato oscuro» di quella via
Krochmalna da lui resa un luogo letterariamente mitico. «Capitava di rado che
una femmina già passata per tre bordelli si sposasse ... Era un segno del cielo
inviato a tutte le puttane di Varsavia: non dovevano perdere la speranza,
l'amore avrebbe continuato a governare il mondo». Ed è proprio l'amore la
sostanza incandescente di questo romanzo: l'amore-passione, quello che non
lascia scampo, quello che può indurre alla follia. A Keyla la Rossa nessuno
resiste: né Yarme – un seducente avanzo di galera –, né il giovane e fervido
Bunem – che pure era destinato a diventare rabbino come suo padre –, né
l'ambiguo Max. Se questo magnifico libro è rimasto praticamente inedito fino a
oggi, è forse perché Singer esitava a mettere sotto gli occhi dei lettori goy
il «lato oscuro» di quella via Krochmalna da lui resa un luogo letterariamente
mitico. In Keyla la Rossa si parla infatti in modo esplicito di due argomenti
tabù: la tratta, a opera di malavitosi ebrei, di ragazze giovanissime, che
dagli shtetldell'Europa orientale venivano mandate a prostituirsi in
Sudamerica, e l'ignominia di un ebreo che va a letto sia con donne che con
uomini. Alle turbinose vicende dei quattro protagonisti (e dei numerosi,
pittoreschi comprimari) fa da sfondo, all'inizio, la vita brulicante, ardente,
odorante e maleodorante del ghetto in cui era confinata, in condizioni di
estrema miseria, la comunità ebraica di Varsavia, e poi quella, non meno miserabile
e caotica, delle strade di New York in cui si ammassavano gli emigrati nei
primi decenni del secolo scorso: affreschi possenti, che non a caso molti hanno
accostato a quelli ottocenteschi di Dickens e Dostoevskij.
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