Solo la neve sa
trattenere la pace ed il ricordo ed i nutrimenti della terra viva di stagioni e
di corpi vivi di terrori e di affetti. La nebbia e la neve, la pioggia e i rami
accadono sulla riva del Po, ma vengono letti nell'eco del silenzio della
Siberia, nella santa madre Russia. Amedeo Anelli, che nasce dove vennero alla
luce i «Quaderni Piacentini», presso Vicolo del Pavone, è il traghettatore
poetico dei sopracitati odierni remoti. Ama, legge e traduce dal russo ma vive
dove tutti i fiumi si radunano a viaggiare. Con un grande flash della
discrezione, fuori da ogni frequentazione dell'ostentato presenziare, Anelli dà
fiato a questa sintesi: una visione in filigrana, dove la coralità dei saperi
interagisce con i livelli possibili di lettura dei suoi testi. Viene data voce
al silenzio e reso visibile un panorama che, tolto all'adiposità dei colori, si
prosciuga disegnando con matita bianca su cielo grigio, cantando con la voce
del rigore una natura esposta come una rete ad asciugare al vento. Gutta cavat
lapidem. L'autore distilla parsimoniosissimo la sua tormentata quiete. L'uomo
che ha dato vita e conduce in un implacabile sesto grado la rivista «Kamen'»,
rosa del deserto delle pubblicazioni poetiche non solo italiane, qui ci dà
finalmente un compiuto autoritratto del naturale, nelle sue pagine brevi di un
unico monocromatico capitolo.
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