“La poesia di Marta
(qui il nome non è dell’autrice, ma della voce che agisce, nella raccolta) è
poesia dell’urlo (comunicativo), che nasce dal suo opposto, l’afasia che ha
conosciuto, carnalmente, l’Ospite, e la sua distruzione. E perciò la scelta
linguistica diventa discrimine (come sempre è nella poesia, peraltro, quando è
poesia). La scelta (ideologica) di Marta è quella di chi avverte il dovere,
oltre che la necessità, di definire il reale attraverso un sistema di indagine
non semplicemente percettivo. Esistono molte lenti per mezzo delle quali si
assume il reale (…). Marta usa lenti che non riproducono in nettezza, ma in
profondità.” (Francesca Tuscano)
“La sua è poesia
filosofica, d’un progressivo incedere, d’un elegante procedere. Filosofica
perché va a fondo dell’essere, scava intimamente nelle scaturigini
dell’esistente, rivelando e mostrando sempre tracce consistenti di vita
vissuta. Quella di Marta Vigneri è poesia di fisica ponderatezza. Il corpo
balena, respira, parla, declama, evoca, echeggia. Versi dell’alterità quelli di
Marta, perché l’Autrice non si rinchiude mai in uno sterile fortino di
egocentrismo: tutt’altro. Con le sue parole d’amore, di gioia e di dolore,
getta un ponte conoscitivo e prolifico con l’altro da sé. I suoi versi non sono
uno specchio di vacuo egotismo, ma un veemente e intenso treno in corsa, con
cui la poetessa ci invita al viaggio.” (Marcello Buttazzo)
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