In molti ciò desterà
stupore e forse anche delusione. Ma come, si chiederanno certi lettori, un
raccontino privo di finale? Di un finale che ci tranquillizzi o che ci dia un
significato da far proprio o da contestare? In verità, Giorgia non è una
composizione commerciale. Nel mondo dell’editoria tutto si sostanzia e si
compie nel titolo, l’unica cosa che si vende e si progetta per le curiosità del
lettore, peraltro sempre disattese. E non è neanche uno scritto intriso di
politica, che vuol suscitare e scatenare sentimenti pro o contro il potere
costituito.
Giorgia è un tentativo
narrativo che cerca di essere al passo con i tempi che stiamo vivendo. Tempi
senza conclusioni e senza direzioni. E anche Giorgia è senza un approdo, ma
lascia ad ognuno la libertà di terminarlo come meglio crede. Forse che l’ebbrezza
della libertà disorienta?
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