mercoledì 26 giugno 2019

Fenomenologia dell'errore: la bellezza dell'errore nella creatività umana di Anna Maria Arianna Trainito


























“Chi sbaglia va condotto nella retta via”, pensavano gli antichi, ma pensare di vivere in un mondo ordinato e semplice conduce alla condanna dell’errore. Un tale ragionamento, difatti, pone su un piedistallo privilegiato delle verità stabilite solo da pochi uomini che, in tal maniera, riescono a controllare la vita di molti, a condizionando l’inconscio comune e facendo tacere gesti e sguardi dell’individuo che in essi manifesta la sua più intima creatività. L’errore è stato disprezzato nel corso dei secoli da metafisici, filosofi, pedagoghi e da un’intera letteratura basata su canoni di bellezza che rispettano ciò che è ritenuto formalmente, economicamente e politicamente corretto. Si tratta di una letteratura ed una scienza che hanno preferito valorizzare solo alcune grandi verità fondate su criteri logici-strutturali con la presunzione di eliminare ciò che era ‘incomprensibile, errato, diverso, complesso. Del resto gli insegnanti – i cosiddetti maestri – amano presentarsi come coloro che non sbagliano mai. Pertanto, ciò che tramandano si riduce a sterili dogmi, pensieri scientifici e nozioni algebriche partorite da uomini che hanno detenuto il controllo sulla conoscenza allontanando quello che potremmo definire il “sentimento della scienza”.

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