lunedì 28 febbraio 2022

Il libro Pelle e Ossa di Aleksandr Malinin edito da I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno raggiunge la quarta edizione in meno di un anno

La casa editrice salentina I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno, sin dall’inizio delle sua attività editoriale, ha sempre voluto far conoscere al pubblico dei lettori, un’idea altra del fare e proporre poesia, sia prediligendo la ricerca di talenti nella nuovissima poesia italiana, sia aprendo ad un’idea di narratività poetica che dica di tracciati biografici, esistenziali e geografici come la collana Fuochi, diretta dal critico e poeta Ottavio Rossani, sia facendo il punto della situazione sulla poetica più accreditata oltreoceano con la collana Altri Inconri in collaborazione con la Casa della Poesia di Como diretta dalla poetessa Laura Garavaglia. In un percorso di ricerca editoriale dunque, che si configura sempre più attento all’internazionalità poetica, si aggiunge un interessante numero di pubblicazioni a cura di Paolo Galvagni che sondano il fare verso nell’Est Europa dall’Ucraina, alla Federazione Russa con autori interessantissimi. L’ultimo in ordine di pubblicazione è Pelle e Ossa di Aleksandr Malinin che in meno di un anno per il grande successo riscontrato (n.23 nella sezione Poesia Russa di Amazon su oltre 273000 volumi pubblicati nella succitata sezione) ottiene ben 4 edizioni

Aleksandr Malinin (che per i Quaderni del Bardo Edizioni ha pubblicato Pelle e Ossa) , nato nel 1991 a Joškar-Ola (sul Volga), vive a San Pietroburgo. Suoi versi sono pubblicati in siti letterari, in riviste cartacee.. La sua poesia «ronza, come un’ape/sul bordo di una poesia,/che è il giardino». Dissepolta, ristagna nel «Blu chiarificato, quasi azzurro,/la profondità sopra di me,/fa’ luce fin là, là è ancora buio,/qui c’è già l’amore». Ci parla della fine: «Che cosa ci attende prima della morte:/il tè opaco delle bustine, una limonata evaporata». Il tempo coincide con l’appetito («il tempo è sazio») e materializza i morti («più neri del tè»): «dice terra, terra,/che ti interessa di me,/io sono nella mia mente, sono tutta in me,/a che mi serve il corpo,/lo stelo,/una pista d’atterraggio». Il giovane poeta di San Pietroburgo non ha paura di scrivere d’amore e pronunciare parole come cuore; la sua costanza è premiata da testi davvero riusciti: «il cuore, è come la neve,/nel fuoco non brucia,/nell’acqua non affonda». Gli appostamenti lirici permettono di osservare come «Si sono sparsi i muli rossi/nei possedimenti del cuore».

Aleksandr Malinin è nato nel 1991 a Joškar-Ola; attualmente vive a San Pietroburgo. Suoi versi sono pubblicati nei siti letterari “Polutona”, “Literratura”, “TextOnly”, “Novaja karta russkoj literatury”, nelle riviste “Vozduch”, “Nosorog”, “Paradigma”, “Kontekst”. Ha pubblicato le raccolte poetiche Legkij vzmach reki [Il lieve battito del fiume] (2016), Nevod [La rete a strascico] (2016). Ha partecipato al tredicesimo Festival dei nuovi poeti (San Pietroburgo 2018). Suoi versi sono apparsi in traduzione italiana nella rivista “Atelier”, nell’antologia Planetaria (Taut 2020), alla cui presentazione milanese è stato invitato (febbraio 2020). Conoscitore della lingua italiana, ha tradotto in russo alcuni poeti italiani contemporanei.

 

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giovedì 24 febbraio 2022

Contrasti Radioattivi di Paolo Laddomada (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)

 I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno sono lieti di annunciare l’uscita di una pubblicazione nell’ambito fotografico di grande valore documentale. L’opera in questione è lo splendido lavoro di Paolo Laddomada dal tiolo emblematico “Contrasti Radioattivi

26 aprile 1986 - Alle ore 1:23:45 locali, durante un test sulla sicurezza nella centrale nucleare di Chernobyl, precisamente sul reattore n. 4 sito in Pripyat, per un (presunto) errore del personale al lavoro in quel momento, accade l’irreparabile. Il test doveva essere condotto di giorno, da personale appositamente preparato ma, a causa di un parallelo calo nella rete che forniva l'energia alla vicina Kiev, il via libera per ridurre la potenza del reattore di Chernobyl senza rischiare deficit di fornitura, venne dato solo di notte, quando era in servizio il personale del turno successivo, completamente all'oscuro delle procedure di emergenza. L’esplosione e il conseguente incendio del reattore n. 4 provocano, a tutt’oggi, il più grave disastro nucleare della storia.  Si tratta fondamentalmente della storia vera del disastro che ha sconvolto e scosso il mondo, un racconto per immagini fotografiche affascinante, intrigante ed esaustivo che ha il ritmo incalzante di una narrazione che solo un romanzo può dare. L’autore con le sue foto è come se fosse riuscito a collegare una serie di tasselli indispensabili per un viaggio nel luogo, e nei luoghi, nel tempo e nei tempi, n cui tutto ebbe inizio e tutto cambiò. Tra le pagine di questo libro, pertanto, rivivono per immagini testi, contesti, visionari e fantasmatici di un multiverso comunque appartenente alla nostra più recente storia contemporanea

Paolo Laddomada è nato a Napoli nel 1963, vive a Pesaro dal 2004. Successivamente al brevetto subacqueo, inizia a ritrarre l’ambiente marino. Partecipa anche come operatore videofotografico alla realizzazione di alcune puntate di “Linea Blu “ (Capri, isola di Ponza, Sorrento) per la RAI e di “Scherzi a parte” per Mediaset. La sua formazione artistica passa per numerosi corsi di perfezionamento e workshop che gli consentono di individuare il genere a lui più congeniale: il reportage. Nel 2009 espone le sue opere in una personale nella città di Pesaro: “ Shisong nel cuore”, alla quale farà seguito una seconda mostra a Fano. Nel 2012 è il fotografo ufficiale del documentario itinerante “In viaggio per un sorriso – Tour Spagna”, di Andrea Lodovichetti e Nicola Nicoletti. Con uno degli scatti realizzati in questa circostanza, nel 2013 partecipa al concorso nazionale di Canon Italia, risultando vincitore per la categoria foto a colori. Nel 2015 pubblica su “Witness Journal” un reportage dal titolo “Rwanda” e nel 2016 collabora con il portale di “Virgilio” nella sezione “Si Viaggia” dove pubblica “Nomadi” reportage realizzato in Camerun. È socio fondatore della ONLUS “SPORT AROUND THE WORLD”, Associazione benefica che opera nel continente Africano. Nel 2014, in occasione di un viaggiomissione, firma la parte fotografica per il documentario “Sport Around the World – Missione Rwanda”, documentario che si aggiudica la “Menzione D’Onore Sport & Society” allo Sport Movie e TV–Milano International FICTS Fest nel 2014 e il “Premio Pindaro” all’ Overtime Sport Film Festival nel 2015, anche questo porta la regia di Andrea Lodovichetti e Nicola Nicoletti. Nel 2018, in occasione del Festival Bielorusso in Italia è ospite con il reportage “Contrasti Radioattivi” dedicato alle conseguenze che la tragedia di Chernobyl ha portato in Bielorussia. Lo stesso reportage è esposto nella città di Lecce nel maggio del 2019. Dal 20 di giugno è ospite presso la galleria “IL MURO“ della città di Vitebsk in Bielorussia con la mostra “Mama Africa” nella quale sono esposte foto tratte dal reportage effettuato in vari stati africani che raccontano la vita giornaliera di tribù africane e il territorio in cui vivono. Nello stesso periodo si svolge il “Fotokrock, quarto festival internazionale di fotografia di Vitebsk “ nel quale viene ospitato sempre con le opere del reportage “Mama Africa”. Da giugno 2021 fino a settembre 2021 la stessa mostra viene allestita al Museo dell’arte popolare di Raubichi in Minsk.

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Giunti al Punto

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lunedì 7 febbraio 2022

APOKRIF – NERETVA Di SÁNDOR HALMOSI ( i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)

Esce per i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno nella collana Altri Incontri a cura di Laura Garavaglia due raccolte poetiche in un unico volume dal titolo  APOKRIF – NERETVA di SÁNDOR HALMOSI con la Traduzione dall’ungherese  di Györgyi Gyetvai, Ágnes Kenéz  e Gianmaria D. Eletto  e con la  revisione della traduzione italiana  a cura di Laura Garavaglia. In copertina e nel libro le illustrazioni sono di István Fábián.

 

APOKRIF - “Se c'è molta luce, possiamo fingere di non vedere./ C'è tantissima luce. Non possiamo fingere di non vedere.” // Il raffinato discorso poetico di Sándor Halmosi si fa sempre più fibroso, le sue “schegge” appaiono nei luoghi più inaspettati, altre volte il corpo pulsante della poesia è lacerato e incrinato. Basta toccarne la superficie, per percepire la nostra “vita patchwork”. Ne trarremo il meglio, se ci ferisce. In ogni poesia c'è uno spazio vuoto che appartiene solo a noi, al lettore. Il marchio distintivo di Halmosi è una percezione del mondo sottilmente moderna e spirituale. Una poesia precisa che misura in modo affidabile la densità angelica. (András Visky)

 

NERETVA - La Luce dei Raggi del Sole diventa “obsoleta in questi versi, disidratazione apocalittica e notte oscura domina l’anima dove “la debolezza è la nuova forza” e “tutto risplende a immagine di noi stessi”. In questa poesia estremamente critica, dove la natura delle parole nuove e dei riferimenti creano contraddizioni inseparabili, dietro a tagli e lacerazioni, si rivela un po’ di umorismo, autocritica, quel fuoco maschile che è sempre luce anche se distruttivo; le cosiddette opere, che si sviluppano dalla fantasia e generano auto-costruzioni ideando una falsa comunità, trasformandole in quella fiamma che alla fine le divorerà. (“Dove sono tre di noi riuniti nel mio nome, / ci sono molti di noi. Molte bocche affamate.”) Questo flusso di fuoco purificante che circonda spazi interni ed esterni è Neretva. (Enikő Sepsi)

 

Sándor Halmosi (1971) poeta ungherese, traduttore di opere letterarie, redattore, direttore di una casa editrice, matematico. È nato e si è diplomato a Satu Mare, ha vissuto in Germania per 16 anni, abita a Budapest dal 2006. Affianca l’attività letteraria a quella di conferenziere su temi quali tradizione, poesia, linguaggio e simboli. Focalizza il suo impegno sull’importanza della divulgazione della poesia, sul dialogo culturale, sul collegamento tra la letteratura e l’arte figurativa. Dal 2016 si dedica anche alla tecnica della smaltatura a fuoco. Negli anni ha fondato associazioni letterari e culturali, ed è organizzatore di salotti letterari e laboratori. Membro ordinario del PEN Club ungherese a Budapest è membro dell’Accademia Europea di Scienza, Arte e Letteratura (EASAL, Parigi). È in stretto rapporto con poeti e organizzazioni di scrittori a livello internazionale. Nel febbraio del 2020 ha pubblicato un manifesto letterario, dal titolo Ora et labora. Parola che grida per la pura letteratura, che è un tentativo per rischiarare la crisi intellettuale del mondo, attraverso l’autenticità, il ruolo fondante del poeta e la responsabilità dei letterati, indipendentemente dal luogo e dalle sue caratteristiche linguistiche e sociali. Ha pubblicato una decina di libri, tra cui la trilogia apocrifa Napszálkák (Apocrypha, 2020), Neretva (Meltdown, 2021), Katharok (Cathars, in corso di pubblicazione). Con I Quaderni del Bardo ha pubblicato la raccolta di poesie Decameron 57: The Dual Nature of Sillence (2020), tradotta dall’inglese da Laura Garavaglia.

 

INFO LINK

I QUADERNI DEL BARDO EDIZIONI DI STEFANO DONNO

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Libreria Giunti al Punto

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