"'Occhi
umani'. È la prima richiesta che colgo nello scorrere i testi di Maria Grazia
Palazzo, il suo appello a un'umanità che comprende tutti, anche se la silloge è
prevalentemente declinata al femminile e ha un portato di analisi sulla
condizione della donna. Per disegnare e collocare tale condizione, l'autrice
attraversa tempi e luoghi differenti e chiama, invoca, evoca figure diverse di donne
- mitologiche, note o silenti - per formare «un alveare di voci», un nuovo
esercito del dire a cui assegna le parole come armi, non di offesa ma come
strumento di relazione e di consapevolezza: «certe parole lanciate/ non sono
benedette ma colpi di machete» per uscire dallo «stallo dei senza
parola»." (dalla prefazione di Diana Battaggia)
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