Rappresentare l’invisibile attraverso le arti figurative: la cosa parrebbe un controsenso, almeno da un punto di vista linguistico. Infatti, per definizione, l’artista è colui che descrive la realtà. E la raffigura in maniera visibile. Nel senso che, quello che noi possiamo vedere in un’opera, soprattutto quando si tratta di arti figurative, è qualcosa che cade sotto i sensi. La risposta dell’arte nella descrizione dell’invisibile è evidenziata, in maniera sicuramente molto esauriente, e in molti momenti suggestiva, nella poetica dell’invisibile scrutata con attenzione nei “Quaderni d’Arte del Bardo”, in particolare sui tre titoli: “Pittura dell’invisibile”, “Scultura dell’Invisibile” e “Fotografia dell’invisibile”, editi prima su Amazon/Kindle in formato e-book e ora riuniti in un unico testo cartaceo a cura di Donato Di Poce, editor Stefano Donno con il titolo Poetiche dell’Invisibile. Un’avvincente novità editoriale che in una fortunata e originale contaminazione di Poesia, Critica d’Arte e Fotografia, delinea e ci fa vedere nuovi orizzonti e visioni dell’Arte Contemporanea. In questi quaderni, divisi nelle principali arti figurative che conosciamo (pittura, scultura e fotografia), si cerca di seguire quel “filo dell’invisibile” che, in contrasto con quella che può essere un’apparenza, coinvolge diversi elementi delle arti figurative, a livelli differenti. Eppure, l’esperienza artistica è qualcosa che va molto oltre questo, e coinvolge una sensorialità che va oltre la sensorialità che noi possiamo approcciare direttamente.
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